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Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto subentrò a Cesare, quando Cassio e Bruto, i due congiurati, avevano già abbandonato la città. Si rese protagonista di importanti riforme in campo amministrativo, finanziario e militare. Appartiene a questa epoca la divisione dell'Impero in 14 regioni, la costruzione del Foro di Augusto e della Basilica Giulia, il Mausoleo e l'Ara Pacis.
Alla morte di Ottaviano Augusto, si cercò di affermare il principio di ereditarietà del titolo imperiale, passando di mano in mano lungo i discendenti della famiglia Giulio-Claudia: da Tiberio a Caligola, da Claudio a Nerone, ultimo rappresentante della dinastia.
In questo periodo continua la monumentalizzazione della città, almeno fino a quando sotto il regno di Nerone non si verificherà uno spaventoso incendio che la rase praticamente al suolo. Approfittando della ricostruzione, l'imperatore fece edificare la Domus Aurea, l'enorme villa che sorge fra i colli Celio, Palatino ed Esquilino.
Dopo Nerone si interrompe la successione di imperatori provenienti dalla famiglia Giulio-Claudia. Salgono al potere gli esponenti della famiglia Flavia, di cui il primo rappresentante è Vespasiano. Seguiranno Tito e Domiziano. Al periodo della dinastia Flavia risale la costruzione delle Terme di Tito, del Tempio della Pace e dello Stadio di Domiziano, lo spazio dal quale è stata ricavata l'attuale Piazza Navona. All'imperatore Traiano si deve invece il completamento dei Fori, con il Foro di Traiano e i Mercati Traianei, ad Adriano il Pantheon.
Alla dinastia Flavia fa seguito la dinastia dei Severi, con Settimio che ottiene l'attribuzione di monarca assoluto, seguito da Caracalla, autore delle omonime Terme, testimonianza del raffinato sviluppo sociale e civile della città di Roma. Suoi successori furono Macrino (capo della congiura che portò alla morte Caracalla, a sua volta ucciso da una congiura di soldati e senatori), Eliogabalo, e Severo Alessandro, il primo imperatore disposto a riconoscere l'importanza della predicazione cristiana.
Il primo imperatore barbaro sul trono romano fu Massimino, eletto dai soldati della Germania, segno dell'importanza sempre crescente che i militi d'oltralpe ebbero nelle fila degli eserciti romani.
A partire dalla metà del III secolo si instaura difatti un periodo di irrequietezza, con l'impero romano scosso dall'anarchia militare e da una rapida successione di imperatori, proclamati e uccisi dai militari stessi.
In questo stesso periodo si acuiscono le persecuzioni ai cristiani.
A ripristinare la situazione provvide parzialmente Diocleziano, il più importante fra gli imperatori cosiddetti i "illirici", trasformando lo stato in una monarchia assoluta e teocratica, rompendo qualsiasi legame con il senato e con il popolo, e inaugurando la stagione della tetrarchia (governo dei 4), riservando per se la difesa della parte orientale dell'impero e affidando la difesa di quella occidentale a Valerio Massimiano, entrambi coadiuvati dai luogotenenti Galerio Massimiano e Costanzo Cloro. Durante la tetrarchia, vennero emanate leggi fiscali molto dure ed esose, imposte sul commercio ed esacerbate ulteriormente le repressioni nei confronti del culto cristiano.
La tetrarchia di Diocleziano durò venti anni, dopodiché abdicò, insieme a Massimiano. Con loro però non terminò tale sistema di governo, continuando con altri imperatori, fino alla guerra civile fra Costantino e Massenzio.
La tetrarchia ebbe termine con la vittoria di Costantino.